"L'anno scorso ho scoperto la Finlandia; ho cominciato quest'anno scoprendo Firenze. Dopo tutto, è una questione di ordine alfabetico. Tutto ciò ben si addice alla mia nevrosi, che unisce ambizioni enciclopediche e manie rigorosamente metodiche. Prima della Giamaica dovrebbe venire la Francia" Giorgio Manganelli.
Le immagini e i commenti che qui si trovano non seguono un progetto o uno schema. Le immagini sono tratte da internet e funzionano da mere suggestioni. Ogni eventuale violazione di copyright è casuale e me ne scuso in anticipo.

martedì 28 aprile 2009

Leoni in Cina


Beijing



Liaoning



Nanjing




Suzhou



Leone yuan, Beijing



Guerrieri Cinesi

Kuang Gong (l'incisione è tedesca del primo Settecento)



Ming, 1400 Circa


Nanjing



Beijing




Budda gigante

Kao Shuong , Taiwan

















L'isola dei cacciatori di teste: Formosa























mercoledì 15 ottobre 2008

Democratica felicità




Molti anni fa mi è capitato d'intervistare un vecchio e ricco antiquario italiano per una prestigiosa rivista di antichità e design. Un’ultima vetrina pubblicitaria per un uomo che era famoso per saper vivere bene, per essersi circondato di oggetti bellissimi anche in tempi difficili di guerra e di povertà generale. Così ebbi l'occasione di visitare le sue case, botteghe e depositi pieni di opere d’arte: la cosa andò per le lunghe e finimmo per parlare della sua vita di ottantenne e della mia di ventenne. Mi ricordo che quest’uomo divertente, colto, piuttosto cinico, se non maligno, mi disse che la felicità può essere definita solo da poeti o da monaci. Siccome non sono un poeta, un monaco o un ricco antiquario non so se sono mai stato felice; ma a quaranta anni vissuti piuttosto intensamente per uno storico dell’arte tra viaggi, amori, diverse avventure intellettuali nel mio studio o in un archivio di carte centenarie, posso dire di essere stato spesso contento in diversi luoghi del mondo dall’Alaska alla Cina, soprattutto insieme a donne intelligenti e belle. Come mia moglie che sopporta la mia smania futile di girare, cercare, volere capire questo e quello. Da ragazzo egocentrico qual'ero provavo grande forza nei momenti liberi dalla scuola o dal lavoro in un prato al margine fresco di un bosco in un assoluto trasporto di sogno ad occhi aperti. Così pensavo allora che la felicità fosse il raggiungimento di un luogo celeste lontano da tutte le servitù che avrei dovuto sopportare con gli altri e con me stesso, un posto di assoluta libertà. Però nel ritorno in città mi riportavano al contatto con il mondo vero immagini brutte e belle. Sguardi inquieti di ragazze agitate dalla propria avvenenza, schiene stanche di donne anziane e scontente, poi finestre aperte su case di gente piuttosto preoccupata ( quelle che pure oggi s’incontrano nelle periferie italiane), all’opposto luoghi pieni di segni magnificenti, forme perfette di un vivere secondo un' estetica tanto atavica quanto trapassata. Sicuramente oggi relitti, messaggi in bottiglia che navigano nel mare schiumoso degli aggeggi della tristezza post-industriale. Sono stati i palazzi vetusti e le statue di Firenze a guidare i miei interessi verso la storia e i suoi segni, facendomi perdere il senso infantile di una libera felicità senza impegno e fatica. Una felicità singolare, del tutto personale, troppo personale.Quelle cose belle avevano richiesto fatica, e fatica richiedono a me oggi per goderle appieno, illudermi di capirle. Anzi l’illusione della comprensione dell’opera d’arte è quello che mi da ora una senzazione di contentezza. Ma tutto questo non sarebbe che ridicolo e patetico se non ci fosse la gioia del contatto con gli altri. Prima c’e’ quello dell’amore cui alludevo, poi il rapporto con chi ascolta quello che insegno, chi legge quello di serio che scrivo. E facendo questo mediocremente ritorno sempre a farlo di più e ancora, magari meglio, in una continua rincorsa. Le case di gente come me sono spesso piene di oggetti morti, cioè fatti per gente morta secoli fa; anzi ho visto amici e colleghi, o semplicemente conoscenti- come un collezionista incontrato in questi giorni fa a Taipei- animarsi, agitarsi per chi guarda e ascolta le lore esperienze, e in un voodoo (ovviamente sempre diverso per ognuno) caricare di energia quegli oggetti di tomba per renderli d’improvviso vivi per chi assiste queste cerimoniee istantanee, fortissime: di esposizione dello spirito, dimostrazione del grande supremo egoismo di fare partecipi gli altri di qualcosa di difficile e raro che si è capito e che momentaneamente si possiede. Un senso ritrovato per invenzioni ben definite da antichi artefici. Cose che rivivono un attimo nei nostri discorsi, nello scambio di chi vuole apprezzarle oggi, contento di parlarne in felice libertà.

giovedì 13 dicembre 2007

IL BACCO DI MICHELANGELO - Il dio della spensieratezza e della condanna


il mio nuovo libro ( scritto a 4 mani con Sergio Risaliti)
IL BACCO DI MICHELANGELO
Il dio della spensieratezza e della condanna
dal comunicato stampa:
Si svolgerà giovedì 6 dicembre alle 17.00 presso la Biblioteca Magliabechiana di Firenze la presentazione di IL BACCO DI MICHELANGELO Il dio della spensieratezza e della condanna, di Sergio Risaliti e Francesco Vossilla, primo volume della nuova collana Tandem che l’editore Maschietto manderà in libreria ai primi di dicembre.
Gli autori, partendo da un’accurata indagine sulla committenza e gli ambienti culturali della Firenze Neo-Platonica e della Curia Romana, forniscono una lettura nuova dell’opera giovanile di Michelangelo, conservata al Museo Nazionale del Bargello di Firenze.

Affidandosi a fonti critiche, documentarie e letterarie, Sergio Risaliti e Francesco Vossilla restituiscono al lettore il racconto della Roma di Sisto IV, della vicenda politica e culturale di Raffaele Riario, potente Camerlengo e nipote del Pontefice (coinvolto in due congiure contro i Medici), e del rapporto instauratosi tra questi e Michelangelo al momento della realizzazione del Bacco.

Un complesso rapporto di committenza sul quale, lo stesso Buonarroti esercitò, nel corso degli anni per mutate opportunità politiche e scelte spirituali, una sorta di “damnatio memoriae”che ha reso di difficile lettura la vicenda del gruppo scultoreo, terminato nella primavera del 1497, dei suoi significati più profondi e della sua originaria collocazione, al centro di un teatro “all’antica” previsto nel cortile del Palazzo della Cancelleria a Roma.

Proprio partendo dalla committenza, e dalle alterne fortune politiche del Riario, gli autori illustrano i motivi che portarono all’abbandono del progetto primitivo della collocazione del gruppo, e ne dànno una lettura iconologica sulla scorta delle teorie Neo-Platoniche e Umanistiche che identificavano Dioniso, al pari di Apollo, divinità legata alla drammaturgia.

Una visione nuova e fortemente ‘contemporanea’ del capolavoro di Michelangelo che felicemente ricostruisce il clima della Renovatio Urbis insieme alla nascita di un collezionismo moderno che riconosce all’opera d’arte un valore di status symbol prima ancora che un valore storico e filologico.

Una lettura in cui l’attenta osservazione della scultura è complementare e di supporto alle tesi esposte: un esercizio di metodo che ha rivelato un dettaglio sorprendente, confermato dalla campagna fotografica, appositamente realizzata per questo volume da Serge Domingie, che aggiunge bellezza e mistero a questa opera.

Un agile volume di alto valore scientifico e allo stesso tempo appassionante e divertente che si legge come un romanzo.