Quando Masakichi aveva cinquant’anni si
ammalò di tubercolosi e si persuase di avere poco tempo
da vivere. Decise allora di lasciare a una signora di cui si era innamorato una copia di se
stesso in legno, che la donna potesse tenere vicina oltre la malattia e la morte. Iniziò così un lavoro
di precisa riproduzione del proprio corpo, compresi occhi, capelli e peli. Invece di impiegare un singolo blocco di
legno lo scultore giapponese mise assieme pezzetti e ritagli di legno (più o meno 20.000) congiunti tramite
incastri a coda di rondine e colla, senza utilizzare chiodi. Il lavoro durò tre anni, sino al 1885: e Masakichi completò l’opera con i
suoi occhiali, uno scalpello e nella sinistra una
maschera. Visse altri 10 anni in povertà, morendo nel 1895. La sua storia d'amore non andò a buon fine.
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